Si può vivere di scrittura?

Mi sono sentita fare questa domanda un sacco di volte, in tutti questi anni, da parte di persone scettiche, quando raccontavo che adoro scrivere e che mi piace crescere in questo ambito, le quali male interpretavano le mie intenzioni.

A dirla tutta, se non ci si immerge, a pieno ritmo, in un ambiente che è molto competitivo, anche se molto interessante, non si può arrivare a nessuna conclusione. Devi provare sulla tua pelle ciò che il settore offre o può offrirti, quello che può insegnarti, darti e comunicarti, per arrivare alle tue conclusioni.

Io ho imparato moltissimo sul campo. Ho alle spalle una lunga gavetta, di quelle che si facevano un tempo, quando bussavi alle case editrici, inviavi il manoscritto stampato su carta, quindi per posta ordinaria, frequentavi le librerie, comunicavi con i lettori che le frequentano, ti facevi conoscere, un passo alla volta, presentandoti anche agli eventi di altri scrittori, per incontrare persone che appartenevano a questo ambiente.

Nel mio caso, parlo della città di Napoli, in cui vivevo e da cui provengo, molti anni fa, dove ho fatto molta fatica a emergere, ma i sacrifici e le difficoltà non mi hanno mai fermato, anzi... sono sempre stata molto combattiva, perché avevo le idee ben chiare.

In quegli anni ho imparato tanto dai librai che si abituavano alle mie visite, alle mie incursioni, alle mie vendite, alle copie dei miei romanzi, e poi molti di essi erano anche editori – locali, ma editori – dai quali apprendere come funzionava il mestiere.

 

Oggi è molto più difficile apprendere sul campo, perché non c'è un approccio umano, data l'incursione del digitale, e non ti permettono di andare in giro a rompere le scatole per capire, per imparare, per crescere, magari anche per sbagliare con lo scopo di maturare.

Il progresso ha avuto il suo ruolo, infatti è arrivato a stravolgere l'intero settore con la vendita dei libri digitali – gli eBook – che hanno cominciato a fare concorrenza a quelli cartacei, prima di prendere il sopravvento proprio per la facilità con la quale è possibile acquistarli e leggerli su ogni dispositivo, oltre a essere molto più economici, per forza di cose, dato che non si parla di distribuzione, né di costi di stampa, né tanto meno di magazzini intasati o di copie invendute da portare al macero.

L'avvento degli eBook ha rivoluzionato tutto, così come il self-publishing nella sua nuova veste del fai da te destinato a scrittori che non vogliono aspettare le risposte delle case editrici o che hanno proprio voglia di decidere il destino dei loro libri, ma soprattutto come strutturarli – dalla copertina al prezzo -, come presentarli, come pubblicizzarli attraverso i social network, come venderli, avendo un ritorno cospicuo di guadagni e percentuali di Royalty mai viste prima altrove.

Tutto ciò ha influito sui cambiamenti riscontrati nel settore editoriale, magari a discapito di una certa editoria, quella tradizionale, quella legata al buon, vecchio costume dell'attesa di una valutazione, - attesa che si prolungava in mesi e anni, a volte -, alla risposta, al giudizio, alla decisione finale: me lo prenderanno o non me lo prenderanno, il testo che ho scritto?

Dicevo: oggi è tutto cambiato. E anche i giovani autori, quelli emergenti, si trovano ad affrontare una realtà totalmente diversa da quella che ho conosciuto e affrontato io.

Ma torniamo alla domanda principale: si può vivere di scrittura?

Fatte tutte le premesse di cui sopra, forse in Italia può essere possibile soltanto da self-publisher che vende a bizzeffe, utilizzando una strategia di marketing bene impostata su ogni pubblicazione, usando anche uno o più pseudonimi, e tanta tanta fortuna, perché ci sono piattaforme di self-publishing che permettono un guadagno costante, mensile, continuo, tale da poter affrontare la questione con un è possibile. Ma solo a determinate condizioni e con determinati fattori per un motivo ben preciso: i guadagni dalla vendita dei libri sugli e-commerce, possono sì dare delle entrate generose tutti i mesi, se ci si organizza bene, ma non sono entrate fisse, sicure, come fossero uno stipendio. Per questo motivo, io dico che è sempre importante avere un lavoro principale, che fornisca una minima sicurezza economica, e poi dedicarsi alla scrittura, come seconda attività.

Perché?

Perché, se proprio va tutto bene, ma avete un affitto da pagare, delle bollette, una famiglia da mantenere, e un tenore di vita medio-alto, o comunque capriccioso, di quelli che mi voglio far passare lo sfizio, capite bene che affidarsi solo alla vendita di libri, in qualità di scrittori, non può essere l'unica attività della vostra vita. Almeno parlo per quel che concerne la situazione italiana, perché all'estero è molto diversa.

Negli Stati Uniti, per esempio, gli autori self-publisher, indie, o come li volete chiamare, vengono considerati alla stregua di quelli sotto casa editrice o agenzia letteraria, grazie all'esistenza degli e-commerce, - vendita on line, senza avvalersi di distribuzione e/o librerie. C'è persino chi è riuscito a costruire una carriera con questo modus operandi, diventando uno scrittore famoso, richiesto, venduto, e corteggiato anche da case editrici importanti.

Da qui a campare, però, di sola scrittura, vi ricordo che c'è sempre un mare da attraversare, anzi un oceano, e che non per tutti valgono le stesse regole, perché ogni storia è a sé, in quanto diversa da un'altra.

Detto ciò, se amate scrivere, non rassegnatevi, perché le cose cambiano e nella vita non si sa mai!


 

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