Ti aspetto a Central Park

Con molta probabilità, se avessi potuto scegliere il titolo per questa storia non sarei dirottata su Central Park, che ha poco a che fare con la trama.

Sto leggendo, un poco alla volta, tutti i libri di Felicia Kingsley e ogni volta è una sorpresa, in meglio s'intende.

Certo, può capitarmi sotto mano il romanzo che non mi piace per qualsivoglia motivo. Ma a quale lettore non capita, dopotutto?

Fatta questa premessa, è doveroso dire che questo romanzo è tra i più belli che ho letto della scrittrice.

Al primo posto, c'è e ci rimarrà sempre, per quel che mi riguarda, “Matrimonio di convenienza” che è stato anche il suo romanzo d'esordio. 

A questo punto, al secondo metterei senza dubbio proprio “Ti aspetto a Central Park”, ma me ne mancano diversi altri da leggere quindi la mia classifica personale può cambiare.

Di certo posso dire che questo libro esprime tutta la competenza in materia di editoria che ha la scrittrice, la quale pubblica, se non erro, dal 2016 per cui ha un'esperienza in materia quasi decennale.

I due protagonisti, Knight e Victoria sono molto, ma molto credibili nei loro panni di editor e direttori editoriali che si contendono una poltrona nella casa editrice più nota a New York.

I battibecchi sono arguti ed esilaranti, i dialoghi alquanto fluidi e scorrevoli, la trama leggera, di quelle di cui si ha sempre più bisogno a fine giornata, e la storia molto, ma molto carina.

Non è scontata, in questo caso, anche se i due protagonisti cominciano a rapportarsi con l'antipatia per poi finire... a letto!

Catalogare un romanzo? Va di moda, eppure...

Credo che, in fin dei conti, se una trama è ben costruita si possa soprassedere sul tipo di copione, già visto altre volte. Oggi questa narrativa viene catalogata con un termine preciso ovvero trope in aggiunta all'argomento trattato.

Quando si parla di trope ci si riferisce a un tema ricorrente, a una caratteristica che richiama spesso quella di altri libri come, per esempio, i due protagonisti che prima si odiano e poi si amano, oppure due migliori amici che si innamorano, o ancora due che si danno una seconda chance, e via dicendo. Vale a dire situazioni, cliché che troverete anche in situazioni e romanzi dello stesso genere che, però, dovrebbero svilupparsi in modo diverso. E sta alla bravura di chi scrive ottenere un risultato confortante, di quelli che ti fa dire “Però, almeno la storia mi ha tenuto incollato alle pagine!”, malgrado si basi su un trope visto milioni di volte, ovvero su caratteristiche i due che prima non si sopportano e poi invece si innamorano, per esempio simili a molti, troppi altri.

In tutta onestà non concordo con chi vuole classificare a ogni costo un romanzo, incasellandolo in una categoria che dia al lettore una sorta di anticipazione su ciò che si deve aspettare dalla trama, perché credo che una lettura debba sorprendere. E che, quindi, debba giocarsela rivendicando il diritto al colpo di scena, cioé debba stimolare la curiosità del lettore e indurlo a dire: “Non voglio sapere che succederà, né cosa posso aspettarmi da questa storia!”

Ma, tornando alla mia recensione, non posso che elogiare il lavoro della Kingsley che, in questi anni, si è fatta notare con una forte attività di social marketing e che è stata apprezzata anche per la sua verve. Cosa che non guasta, ma che è un di più per la sua attività letteraria.

Che abbia talento, poi è indiscutibile.



LA MIA VALUTAZIONE


 

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