Il mood: ti odio/ti amo nei romanzi rosa di oggi.

È un mood ripetitivo, che troverete in moltissime trame, in molti romanzi di genere rosa o simili, dove una coppia prima si odia e poi si ama. Insomma, come da copione, deciso e prevedibile, realizzato da molte scrittrici che si dedicano a raccontare l'amore in tutti i suoi aspetti.

Mi sono spesso chiesta se l'amore, in quanto sentimento, abbia smesso di stimolare la creatività di chi scrive, e di chi ama scrivere. Perché, parliamoci chiaro, quando si racconta d'amore, si potrebbe scegliere qualunque tipo di sceneggiatura, ma troppo spesso si preferisce l'odio che si trasforma in amore.

Può accadere, nella realtà, che due persone si odino tanto da finire a letto insieme? Può una storia, con i suoi alti e bassi, ribaltare completamente le virtù e i disagi dei protagonisti?

Non lo so.

Sì, può accadere, forse. Però, se questo può accadere, accade sempre nei romanzi in cui mi imbatto, allora mi rendo conto che ci sia poca fantasia in giro, o forse non ci si voglia sforzare più di tanto nel costruire trame ben diverse.

Mi sono chiesta il motivo di questa scelta da parte delle scrittrici (perché sono soprattutto le donne a usare questo mood) e soprattutto quale età abbiano queste ragazze. Sì perché, a un certo punto, mi viene voglia di psicoanalizzare le scrittrici piuttosto che i loro romanzi. 

Mi domando perché nelle nuove generazioni, nelle donne di oggi, quelle giovani per intenderci, ci sia una sorta di insofferenza verso la purezza dei sentimenti più semplici. L'amore, dopotutto, è un sentimento di una semplicità e di una bellezza unica. Esso non ha bisogno di artifizi o di esasperazione, né di essere rivoltato come un calzino e di essere mascherato da insofferenza acuta da parte di personaggi che rispecchiano spesso il comportamento di persone vere e proprie e, proprio per questo motivo, sono di pessimo esempio. Attenzione, però: non parliamo di personaggi di sfondo, secondari o comparse, ma di protagonisti, ovvero di chi si trova in primo piano.

Perché si costruiscono protagonisti antipatici?   

Perché si costruiscono protagonisti antipatici? E se non sono antipatici, sono violenti. E se non sono violenti sono aggressivi. E se non sono aggressivi sono, comunque, esempi negativi, sebbene rispecchino forse le generazioni “dannate” del nostro tempo. Perché le definisco dannate? Perché sono generazioni di giovani che hanno tutto, a cui si concede tutto, a cui si dà tutto, a cui manca il rispetto per il denaro, per i valori di una volta, per i princìpi che i genitori avrebbero o dovrebbero loro impartire.

Quindi, mi dico: perché raccontare di uomini o donne di una generazione così stupidamente insofferente alle regole, all'educazione, ai buoni esempi, alle virtù, nei romanzi? Perché fare questa scelta?

Ecco, come noterete, io mi faccio molte domande, perché non trovo risposta a tutto ciò.

E voi?

Avete notato il continuo ripetersi del mood ti odio/ti amo nei romanzi? Se sì, cosa ne pensate? Da dove nasce, secondo voi, questa voglia degli scrittori di mettere in cattiva luce, di rendere insofferenti e antipatici i protagonisti, spesso viziati, spesso capricciosi e arroganti? Perché li si vuole per forza far apparire come persone che hanno caratteristiche così profondamente negative e poco istruttive, che non sono di esempio, ma che danno una pessima immagine di sé? Forse, questi rispecchiano davvero le nuove generazioni (quelle a cui le stesse scrittrici appartengono), ovvero le generazioni viziate, quelle che hanno tutto?

E poi è giusto che nei romanzi rosa i protagonisti passino sempre dall'odio all'amore? Non c'è altra via, secondo voi, per raccontare una storia appassionante?

 


 Fonte: pixabay.it

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