Alessandra Paoloni ci racconta la sua carriera tra fantasy e romance.

Conosco Alessandra Paoloni da molti anni, almeno virtualmente, fino a quando non ci siamo conosciute quest'anno in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino a cui abbiamo presieduto insieme, lei nelle vesti di autrice della Delrai Edizioni, io in quelle di book blogger per la prima volta.

Dopo alcune iniziali pubblicazioni, Alessandra si fa conoscere con l'opera fantasy “La Stirpe di Agortos” cui seguono nel tempo molti successi letterari sia con case editrici che in regime di self-publishing.

Pubblica le opere “Le infinite probabilità dell'amore” (2015), “Doppio di cuori” (2016), “Hai conquistato ogni parte di me” (2017), “Non aspetterò che te” (2018) con Newton Compton Editori per quel che concerne il genere rosa per poi dedicarsi al suo primo amore, il paranormal fantasy, il gotico, persino l'horror con una serie di pubblicazioni che richiamano questi generi come “Descendens” (2018) e “Imago” (2022) con la Delrai Edizioni, oltre alla raccolta “Cose strane” del 2020.

 


Alessandra può raccontarci molto delle sue numerose esperienze editoriali, della sua gavetta, del suo lunghissimo percorso da autrice e della sua intraprendenza creativa.

Ecco che questa intervita è mirata a farvela conoscere meglio, a farvi appassionare al suo mondo letterario e soprattutto ad avvicinarvi maggiormente alle sue opere.

Ciao Alessandra, grazie per aver accettato questa intervista.

Cominciamo dall'inizio, tutto è nato con Tiepole, vero? Che posto è questo, e cosa accade nell'opera che racconti?

RISPOSTA:

Ciao Tiziana e grazie per questo spazio che mi stai dedicando. Eh, sì. Tiepole è un posto (letterario) che vorrei far conoscere a più persone possibili, è un luogo immaginario che fatico a lasciare anche quando non scrivo. Tiepole è il paese fittizio descritto nella dilogia Descendense Imago, editi entrambi dalla Delrai Edizioni, un posto dove nulla è ciò che sembra e che rappresenta dunque a grandi linee la natura umana: segreti, mistero, discussioni familiari ma anche forte amicizia e l’eterno tema della diversità. Potrei aggiungere la scoperta di sé stessi, lo scontro generazionale, e molte altre cose ancora. Insomma, una babele di emozioni e situazioni, la cui fine non è affatto scontata.

 

Hai avuto una lunga parentesi romantica con le storie pubblicate da Newton Compton, che ti hanno permesso di arrivare in libreria e farti conoscere da un ampio pubblico. Cosa ricordi di quel periodo e quale di quelle è la tua preferita?

RISPOSTA:

Quello è stato un periodo magico, iniziato nell’estate 2014. Un periodo bellissimo che ricorderò sempre con molta emozione. Il sogno di ogni scrittore è vedersi nelle librerie e io sono stata fortunata. Ho sempre considerato quel periodo un arrivo e mai una partenza, un’esperienza che dovevo fare per capire molti aspetti sia del mondo editoriale che di me stessa e di quello che voglio dalla scrittura. Naturalmente il mio romance preferito è Le infinite probabilità dell’amore, che mi ha permesso, appunto, di arrivare al grande pubblico. Una storia che ricordo sempre con grande affetto.


 

Sai che io amo il romanzo rosa, ma mi lascio conquistare anche da generi diversi. Vogliamo parlare dei Wendell, che non ho menzionato, affinché li potessi ricordare tu. Si tratta di una saga paranormal fantasy molto appassionante. So che avrà nuova vita, che i tuoi lettori non possono trovarla online perché arriverà in commercio in una nuova veste, vero?

RISPOSTA:

Diciamo di sì. I Weldell appartengono a un’epoca ancora più lontana delle opere Newton, un periodo di forte sperimentazione. In quella storia, ambientata in una corte immaginaria di un immaginario medioevo, mescolavo il paranormale (il mio amore indiscusso) con il romance, senza disdegnare l’erotico. Insomma, un calderone di generi che da quel che ricordo era piaciuto ai lettori di Amazon. Adesso non è più in commercio poiché lo sto revisionando e completando per inviarlo alla Delrai Edizioni. E chissà… magari rivedremo i Wendell, e i loro misteri, prima o poi.


Hai pubblicato diverse opere con la Delrai Edizioni, tutte del genere fantasy, quale consiglieresti per essere quella più intraprendente e avventurosa?

RISPOSTA:

Senz’altro Cose Strane. Un libro davvero intraprendete e avventuroso.


Parliamo poi della raccolta “Cose strane” che, se non erro, contiene tre volumi precedentemente pubblicati con i rispettivi titoli “High wall”, Dimness” e “Seconda porta a sinistra” a cui si aggiunge la novella “Semper Eadem”.

Ci racconti qualcosa di questa serie?

RISPOSTA:

Ecco, come dicevo prima Cose Strane è il libro più folle che io abbia mai scritto e contiene tutti i racconti che hai citato. Cose strane è, per l’appunto, un libro di racconti, e già questo a volte fa storcere il naso ai lettori. In realtà, credo che scrivere racconti sia un’arte nobile, e per nulla semplice. In questi racconti, tutti molto diversi tra di loro per stile e ambientazione, pongo al lettore e rivolgo a me stesse domande che riguardano la morte, la fine di tutto, oppure quesiti come “fino a che punto l’essere umano può diventare folle” o quale è il limite alle nostre paure. Insomma, un libro non per tutti ma che è rivolto a tutti proprio per queste tematiche generali e sempre attuali.


In che genere, quindi, ti riconosci e preferisci scrivere?

RISPOSTA:

Nel gotico e nel paranormale, senza dubbio. Adoro le atmosfere cupe, buie, il terrore che scuote i nervi, le grandi domande senza ancora delle risposte. Mi affascina il mistero della vita, della morte, perché siamo tutti destinati alla stessa meta e la fine dei nostri giorni è quello che ci rende davvero tutti uguali. Ma questo pensiero non m’intristisce, anzi. Sapere un giorno di non esistere più dà senso all’esistenza. Nella scrittura non cerco soltanto consolazione, ma scrivo per lasciare qualcosa di me. O almeno lo spero.


Quanti anni ti ci sono voluti per riconoscere il tuo stile, la predisposizione naturale a un genere piuttosto che a un altro, e la voglia di riprendere ogni volta una penna in mano?

RISPOSTA:

In realtà, arrivata a questo punto, credo di non avere uno stile soltanto ma di mutarlo in base alla storia che mi trovo di fronte. La predisposizione al gotico e al mistero è sempre stata insita in me, solo che ogni tanto mi piace cambiare poiché anche i lettori me lo chiedono. So che alcuni dei miei lettori preferiscono il mio lato romantico, e quando ho voglia di leggerezza allora mi cimento in un romanzo più spensierato. Quando non scrivo sto veramente male. Divento nervosa, intrattabile. Ovviamente non scrivo ogni giorno, purtroppo, ma quando questa condizione si protrae per molto tempo, divento sofferente come se mi spegnessi piano piano. Perdo entusiasmo per tutte le cose. E da qui rinasce quasi il bisogno fisiologico di riprendere la penna in mano.


Cosa consiglieresti di leggere a chi ancora non ti conosce? Quale prima lettura diresti che ti rispecchia e può avvicinare i lettori alle tue opere?

RISPOSTA:

Per prima cosa, dovrei caprie che lettore mi trovo davanti. Se è un lettore a cui piace un genere più “leggero” direi Le infinite probabilità dell’amore. Se è un lettore che non disdegna letture più coraggiose, per così dire, allora dire Cose Strane. Altrimenti, Descendens e Imago sono due romanzi godibilissimi, pensati anche per un pubblico più giovane, che sta a metà tra l’impegnativo e una lettura più evasiva. In tutte queste opere trovate qualcosa di me, sia i sogni che le aspirazioni nonché esperienze personali. È vero quando si dice che in ogni libro uno scrittore mette un pezzo della propria anima.


E quale delle tue opere consiglieresti di leggere questa estate?

RISPOSTA:

Idem come sopra. Se si cerca una lettura da ombrellone, la cui definizione non reputo affatto dispregiativa, allora consiglierei un romanzo Newton. Se invece non si riesce ad abbandonare il mistero nemmeno su una spiaggia, allora consiglierei Descendens e Imago. Insomma, davvero ce n’è per tutti i generi.


Grazie per la tua cortese disponibilità e in bocca al lupo per tutto!

RISPOSTA:

Grazie a te, Tiziana e spero davvero di poter riprendere a scrivere come si deve, senza troppe distrazioni esterne. Questo l’augurio che faccio a me stessa e a tutte quelle storie che aspettano ancora di essere narrate. Da anni. E con pazienza. Grazie!




Celebrity intervista a cura di Tiziana Iaccarino.



Commenti

Posta un commento